lunedì 30 giugno 2014

Nel cerchio del tempo: i luoghi dov'è ambientato il romanzo



Fonte Getty Images

I castelli mi hanno sempre affascinato!
Forse perché sono un’inguaribile romantica e fin da ragazzina mi piaceva immaginarmi come la signora del maniero che attende il ritorno del suo bel cavaliere in lucente armatura o forse perché la solidità di quelle costruzioni, capaci di sfidare i secoli, m’ispira sicurezza.

In ogni caso, guardando un castello non posso fare a meno di rimanere incantata, divisa fra curiosità e ammirazione.
Di conseguenza, quando ho creato il mio mondo fantastico l’ho disseminato di roccaforti.

La più importante è Kios, la città-fortezza sorta sulle rovine di un’antica civiltà spazzata via dal Cataclisma.

Ecco la descrizione tratta dal libro:

(…)Kios, la capitale del regno kroll, quel giorno era in festa per il compleanno del re.

Costruita su pianta circolare, la città pareva un’enorme ciambella di zucchero bianco, circondata da otto torri merlate, in quarzo rosa, tutte perfettamente cilindriche.

Un aspetto fiabesco che contrastava con la sua vera funzione di fortezza militare fra le cui mura, nel corso dei secoli, si erano consumate spaventose tragedie. Nella sfarzosa sala del trono, re Kollin, detto il Sanguinario per la sua crudeltà, accoglieva con aria annoiata i nobili giunti da tutto il paese per rendergli omaggio (…)

Nella foto potete ammirare Castel del Monte, che con la sua figura geometrica unica al mondo, mi ha ispirato la creazione di Kios, l’inespugnabile città-fortezza da sempre dimora dei Bertènder, la dinastia regnante. Simile a una corona turrita, sorge in cima a uno sperone roccioso che domina tutto il circondario e in tutta la sua storia non è mai stata conquistata.

 

“Nel cerchio del tempo” è ambientato in un mondo che mille anni prima è stato devastato da una spaventosa catastrofe: Kron.
Le radiazioni hanno reso sterili e inabitabili alcune lande desolate, le cosiddette Terre Perdute

mentre il resto del pianeta non ha subito danni irreparabili, anche se la dura lotta per la sopravvivenza e le continue lotte fra i clan hanno indurito gli uomini e inasprito gli animi.
Nelle Terre dell’Ovest si trovano le Foreste di Smeraldo,  che hanno conservato il nome precedente al Cataclisma pur avendo subito delle sostanziali trasformazioni, infatti le chiome degli alberi sono di un verde pallido, quando non virano proprio sul grigio stinto e racchiudono nelle loro profondità pericolose creature.
Fra le montagne sorgono molti castelli, il più grande dei quali è Tamirys, roccaforte di un clan ribelle. 

E qui vi propongo un breve estratto:

(…)Il vecchio Worrick Arginnys entrò con passo stanco nella grande sala listata a lutto, si avvicinò al camino e sprofondò nel suo scranno, allungando le gambe verso il fuoco acceso.

L’antica fortezza era la culla del suo clan, fredda e inospitale perfino in estate, annidata come un ragno fra le aspre Montagne Nere d’Occidente, nulla in comune con le dolci terre di Kios, l’eredità che avrebbe dovuto essere sua.

Quella mattina il vento del nord soffiava impetuoso portando fino a lui il triste ululato dei lupi.

 


 
Un altro castello che diviene teatro di eventi drammatici, è Mefirys, dove si attesta l’ultima disperata difesa del re e dei suoi alleati contro l’avanzata dell'esercito nemico.

Karalm invece sorge fra le montagne ed ha un’importanza strategica fondamentale perché rappresenta la via d’accesso al passo che conduce alla
capitale.


 

Infine, una parte importante della storia si svolge nel deserto.
Con le sue dune battute dal vento e le rare oasi, il Gor è simile al nostro Sahara ed è abitato dai gorm, un popolo di crudeli predoni.
(…)Il sole bianco e rovente del deserto bruciava la pelle degli schiavi vacillanti. La carovana di uomini e bestie si snodava lentamente, sinuosa come un enorme millepiedi, avanzando a fatica fra le dune sabbiose del Gor: ogni passo costava sangue e sudore.
 


Ai margini del deserto sorge Sharulimi, la fortezza più remota del regno, dove viene esiliato  il principe Ghyltàr. 

Vi propongo un brano tratto dalle riflessioni del giovane:

(…)Il deserto spoglia gli esseri umani di tutti i travestimenti e gli uomini si rivelano per quello che sono veramente, il principe non esiste più, rimane solo l’uomo e comincio a pensare di non essere poi un grande guerriero. Senza nome, né rango, né cortigiani ad adularmi, non sono nessuno.


Nel deserto si trova anche Tera, un’antica città ormai in rovina, luogo di sosta per i mercanti di schiavi e i loro sfortunati prigionieri.

(…)Alla fine di un lungo cammino fra gli scoscesi monti del Ghebel, appariva Tera, la città morta, semisepolta dalla sabbia e abbandonata ormai da secoli. I suoi antichi templi, scavati nella roccia, offrivano frescura e protezione e l’acqua purissima delle sorgenti portava la vita dopo l’inferno del deserto. Era lì che le carovane sostavano, approfittando d’una tregua insperata per rifocillarsi, prima d’affrontare l’ultimo tratto di viaggio fino a Gadìr, il centro carovaniero più importante del Gor dove si svolgevano le aste.

Gli schiavi erano stati riuniti nello spiazzo antistante il tempio principale, una struttura di pietra meravigliosamente striata di ocra e blu.
Ghyltàr dava le spalle alla folla. Era stato legato per i polsi a una colonna dove tutti potevano vederlo. Era nudo. Una visione di sconvolgente intimità teneva incatenati gli occhi di tutti al suo corpo, bello e scultoreo. Nessuno aveva mai visto prima un uomo
cadere così in basso, eppure conservare ancora tanta fierezza.(…)




Concludendo, dirò che mi hanno sempre attirato le vicende dei sopravvissuti a una catastrofe, così mi è piaciuto immensamente immaginare la storia di una civiltà che dopo aver rischiato l’estinzione rinasce dalle sue ceneri più forte e agguerrita di prima, con  una nuova organizzazione sociale, fra conflitti  razziali e pericoli di ogni genere.


Una storia epica dove non mancano però romanticismo e sensualità.