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I castelli mi hanno sempre affascinato!
Forse
perché sono un’inguaribile romantica e fin da ragazzina mi piaceva immaginarmi
come la signora del maniero che attende il ritorno del suo bel cavaliere in
lucente armatura o forse perché la solidità di quelle costruzioni, capaci di
sfidare i secoli, m’ispira sicurezza.
In
ogni caso, guardando un castello non posso fare a meno di rimanere incantata,
divisa fra curiosità e ammirazione.
Di
conseguenza, quando ho creato il mio mondo fantastico l’ho disseminato di roccaforti.
La
più importante è Kios, la città-fortezza sorta sulle rovine di un’antica
civiltà spazzata via dal Cataclisma.
Ecco la descrizione tratta dal
libro:
(…)Kios, la capitale del regno kroll,
quel giorno era in festa per il compleanno del re.
Costruita su pianta circolare, la
città pareva un’enorme ciambella di zucchero bianco, circondata da otto torri
merlate, in quarzo rosa, tutte perfettamente cilindriche.
Un aspetto fiabesco che contrastava
con la sua vera funzione di fortezza militare fra le cui mura, nel corso dei
secoli, si erano consumate spaventose tragedie. Nella sfarzosa sala del trono,
re Kollin, detto il Sanguinario per la sua crudeltà, accoglieva con aria
annoiata i nobili giunti da tutto il paese per rendergli omaggio (…)
Nella foto
potete ammirare Castel del Monte, che con la sua figura geometrica unica al
mondo, mi ha ispirato la creazione di Kios, l’inespugnabile città-fortezza da
sempre dimora dei Bertènder, la dinastia regnante. Simile a una corona turrita,
sorge in cima a uno sperone roccioso che domina tutto il circondario e in tutta
la sua storia non è mai stata conquistata.
“Nel
cerchio del tempo” è ambientato in un mondo che mille anni prima è stato devastato
da una spaventosa catastrofe: Kron.
Le
radiazioni hanno reso sterili e inabitabili alcune lande desolate, le cosiddette
Terre Perdute
mentre il
resto del pianeta non ha subito danni irreparabili, anche se la dura lotta per
la sopravvivenza e le continue lotte fra i clan hanno indurito gli uomini e
inasprito gli animi.
Nelle
Terre dell’Ovest si trovano le Foreste di Smeraldo, che hanno conservato il nome precedente al
Cataclisma pur avendo subito delle sostanziali trasformazioni, infatti le
chiome degli alberi sono di un verde pallido, quando non virano proprio sul
grigio stinto e racchiudono nelle loro profondità pericolose creature. Fra le montagne sorgono molti castelli, il più grande dei quali è Tamirys, roccaforte di un clan ribelle.
E qui vi
propongo un breve estratto:
(…)Il
vecchio Worrick Arginnys entrò con passo stanco nella grande sala listata a
lutto, si avvicinò al camino e sprofondò nel suo scranno, allungando le gambe
verso il fuoco acceso.
L’antica fortezza era la culla del suo
clan, fredda e inospitale perfino in estate, annidata come un ragno fra le
aspre Montagne Nere d’Occidente, nulla in comune con le dolci terre di Kios,
l’eredità che avrebbe dovuto essere sua.
Quella mattina il vento del nord
soffiava impetuoso portando fino a lui il triste ululato dei lupi.
Karalm invece sorge fra le montagne ed ha un’importanza strategica fondamentale perché rappresenta la via d’accesso al passo che conduce alla
capitale.
Infine, una
parte importante della storia si svolge nel deserto.
Con le sue dune battute dal vento e le rare oasi, il Gor è simile al nostro Sahara ed è abitato dai gorm, un popolo di crudeli predoni.
(…)Il sole bianco e rovente del deserto bruciava la pelle degli schiavi vacillanti. La carovana di uomini e bestie si snodava lentamente, sinuosa come un enorme millepiedi, avanzando a fatica fra le dune sabbiose del Gor: ogni passo costava sangue e sudore.
Con le sue dune battute dal vento e le rare oasi, il Gor è simile al nostro Sahara ed è abitato dai gorm, un popolo di crudeli predoni.
(…)Il sole bianco e rovente del deserto bruciava la pelle degli schiavi vacillanti. La carovana di uomini e bestie si snodava lentamente, sinuosa come un enorme millepiedi, avanzando a fatica fra le dune sabbiose del Gor: ogni passo costava sangue e sudore.
Ai margini del deserto sorge Sharulimi, la fortezza più remota del regno, dove viene esiliato il principe Ghyltàr.
Vi propongo
un brano tratto dalle riflessioni del giovane:
(…)Il deserto spoglia gli esseri umani
di tutti i travestimenti e gli uomini si rivelano per quello che sono veramente,
il principe non esiste più, rimane solo l’uomo e comincio a pensare di non
essere poi un grande guerriero. Senza nome, né rango, né cortigiani ad adularmi,
non sono nessuno.
Nel deserto si trova anche Tera, un’antica città ormai in
rovina, luogo di sosta per i mercanti di schiavi e i loro sfortunati
prigionieri.
(…)Alla fine di un lungo cammino fra
gli scoscesi monti del Ghebel, appariva Tera, la città morta, semisepolta dalla
sabbia e abbandonata ormai da secoli. I suoi antichi templi, scavati nella
roccia, offrivano frescura e protezione e l’acqua purissima delle sorgenti
portava la vita dopo l’inferno del deserto. Era lì che le carovane sostavano,
approfittando d’una tregua insperata per rifocillarsi, prima d’affrontare
l’ultimo tratto di viaggio fino a Gadìr, il centro carovaniero più importante
del Gor dove si svolgevano le aste.
Gli schiavi erano stati riuniti nello
spiazzo antistante il tempio principale, una struttura di pietra
meravigliosamente striata di ocra e blu.
Ghyltàr dava le spalle alla folla. Era stato legato per i polsi a una
colonna dove tutti potevano vederlo. Era nudo. Una visione di sconvolgente intimità teneva incatenati gli occhi di
tutti al suo corpo, bello e scultoreo. Nessuno
aveva mai visto prima un uomo cadere così in basso,
eppure conservare ancora tanta fierezza.(…)
Concludendo,
dirò che mi hanno sempre attirato le vicende dei sopravvissuti a una
catastrofe, così mi è piaciuto immensamente immaginare la storia di una civiltà
che dopo aver rischiato l’estinzione rinasce dalle sue ceneri più forte e
agguerrita di prima, con una nuova organizzazione
sociale, fra conflitti razziali e
pericoli di ogni genere.
Una storia
epica dove non mancano però romanticismo e sensualità.
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