Sarà merito di quest'estate torrida ma L'incantesimo d'inverno su di me ha funzionato benissimo, ve l'assicuro, infatti sono rimasta catturata dalle sue pagine al punto da non riuscire più a staccarmene fino alla fine...
Innanzi tutto ringrazio l'autrice per avermi fatto conoscere la sua opera e per la pazienza dimostrata nell'attendere la mia recensione.
Tengo a sottolineare che leggendo Solstice ci si dimentica che si tratta di un romanzo di esordio perché è scritto benissimo, lo stile è incisivo, la storia nonostante la mole risulta sempre fluida, scorrevole, priva di punti morti. In effetti, l'autrice dimostra una grande maestria nel tenere sempre viva l'attenzione del lettore, dall'inizio alla fine.
Il romanzo è narrato secondo due punti di vista. Uno è quello di Emma, l'altro di Alec.
Tutto comincia quando la piccola Emma Hataway, a sette anni, decide di diventare amica di Sam e Alec, due bambini che sono in classe con lei e suoi vicini di casa.
Grazie alla capacità di scoprire i segreti delle persone, Emma riuscirà a interrompere la persecuzione di cui sono oggetto i due a scuola da parte di un bulletto odioso.
Un altro episodio avvenuto in quel periodo mette in luce un legame particolare fra Emma e Alec.
La bambina infatti è "speciale" proviene da una famiglia di streghe in cui convivono diversi poteri che devono per forza di cose essere tenuti nascosti.
Ferita profondamente dall'abbandono del padre, Emma è maturata in fretta e si è rifugiata nell'amore della madre e delle sorelle. In casa c'è anche la simpatica "nonna" Miranda a fare da matriarca e ad aiutare questa bella famiglia tutta al femminile.
Passano gli anni, i tre bambini crescono e sono sempre amici per la pelle. Emma è inquieta, Alec bello e tenebroso, Sam col suo carattere solare infonde calma e serenità al gruppetto.
Per le sorelle Hataway cominciano le prime uscite con i ragazzi, i balli della scuola. Tutto procede bene finché Sam non si allontana per un viaggio in Europa lasciando soli Emma e Alec. Sarà allora che il misterioso legame fra i due comincerà a farsi sempre più evidente. E' solo un amore fra adolescenti o c'è qualcosa di più?
Perché i due ragazzi non possono neanche sfiorarsi senza provare una scossa fisica?
Perché il padre di Emma ha abbandonato la famiglia, che pure amava, e la moglie incinta?
Non voglio raccontare troppo per non rovinare la sorpresa ai lettori, perché il libro merita di essere letto.
Man mano che si procede nella lettura, infatti, tutti gli interrogativi trovano risposta e si viene edotti in un mondo magico che vive ai margini di quello "reale" risultando, nonostante tutto, credibile.
I personaggi sono tratteggiati molto bene e fra tutti ho apprezzato particolarmente Charlie Thompson, nemico-amico di Alec ed Emma.
Ben riuscita l'ambientazione scolastica nel liceo di un'anonima cittadina di provincia. Anche le dinamiche familiari sono perfette.
Oltre a una travagliata storia d'amore, non mancano svariati colpi di scena e un pizzico di suspense perché c'è un pericolo che minaccia Emma fin dall'inizio e questo è un altro mistero che verrà svelato solo nel finale.
In conclusione, "Solstice - L'incantesimo d'inverno" è una lettura piacevolissima che consiglio caldamente agli appassionati di Urban fantasy .
Ed ecco l'intervista concessa al blog dall'autrice:
Perché hai scelto di chiamarti C.E.A Bennet?
Mi divertiva l'idea di pubblicare con uno pseudonimo e alla fine ho scelto una via di mezzo, se così la si può definire. C.E.A sono semplicemente le iniziali dei miei nomi di battesimo, mentre Bennet ... Be' è un omaggio a Jane Austen, come il nome della protagonista di Solstice - Emma - nella speranza che mi portino fortuna e perchè un po' di Jane non guasta mai!
Quant'è importante la scrittura nella tua vita?
La scrittura per me rappresenta moltissime cose: una valvola di sfogo, un modo per riordinare i pensieri, un obiettivo. Insomma è importante, ma al tempo stesso, cerco di non prendermi troppo sul serio. Prima di tutto perché le storie che racconto servono per evadere dalla realtà e non per salvare il mondo, e poi in generale lo consiglio a tutti. A prendersi in giro si campa meglio e si ride di più:-)
La scrittura per me rappresenta moltissime cose: una valvola di sfogo, un modo per riordinare i pensieri, un obiettivo. Insomma è importante, ma al tempo stesso, cerco di non prendermi troppo sul serio. Prima di tutto perché le storie che racconto servono per evadere dalla realtà e non per salvare il mondo, e poi in generale lo consiglio a tutti. A prendersi in giro si campa meglio e si ride di più:-)
Quando hai cominciato a scrivere?
Tengo la penna in mano da quando mi hanno insegnato a farlo, ma le storie sono arrivate più tardi. Purtroppo ne ho abbandonate parecchie lungo la strada, Solstice è il primo che ha visto la fine e la luce!
Tengo la penna in mano da quando mi hanno insegnato a farlo, ma le storie sono arrivate più tardi. Purtroppo ne ho abbandonate parecchie lungo la strada, Solstice è il primo che ha visto la fine e la luce!
Com'è nata l'idea di Solstice? Stai scrivendo il seguito?
Non credo esista un momento preciso in cui è nata l'idea, ma sicuramente una parte delle mie letture ha influenzato alcuni meccanismi e aspetti narrativi. C'erano questi tre bambini che mi ronzavano per la testa e da lì sono partita, poi la storia ha preso una strada tutta sua e non ho potuto fare a meno di seguirla! Il seguito - Equinozio di primavera - è in fase di revisione e la sua uscita è prevista per il prossimo autunno/inverno. Il terzo, invece, è in cantiere ...
Come ti organizzi quando scrivi?
Principalmente seguo la storia e cerco di stare al passo, anche se spesso rallento perché tendo a ritornare sui capitoli più volte. L'importante è non perdere di vista il filo rosso che attraversa la saga e tessere i collegamenti tra un volume e l'altro. Poi può capitare che si apra qualche strada nel bel mezzo del racconto, alla quale non avevo pensato inizialmente. Perché non seguirla? Sono quasi sempre quelle giuste:-)
Segui una scaletta o scrivi di getto?
La prima stesura del capitolo, generalmente, è scritta di getto, ma non riesco a fare a meno di rivederla più volte quindi spesso rimane poco della versione "originale". Cerco, però, di imbrigliare il tutto in un numero di capitoli e di pagine più o meno definiti per non rischiare di esondare sia dal punto di vista narrativo che formale. Non ho propriamente il dono della sintesi e i "paletti" aiutano a non esagerare.
Cosa provi quando finisci una storia? Se ti va, parlaci un po' di te e dei tuoi progetti.
Da una parte la soddisfazione di aver portato a termine qualcosa, dall'altra qualche dubbio rimane. I "revisori" in questo caso sono utilissimi, soprattutto per chi come me non ha un vero editor alle spalle, perché individuano punti deboli, refusi, incongruenze, lacune. Se poi la storia piace e si raccolgono i primi consensi, è una belle iniezione di fiducia!
Non sono particolarmente brava a fare progetti, a causa della mia fede incrollabile nella legge di Murphy, quindi non ne faccio. Diciamo che sono più portata per le aspirazioni:-) Quella a cui sono più affezionata? Quei tre bambini vederli stampati sulla carta. E poterli sfogliare.
5 commenti:
Mitica Chiara! Il suo romanzo è per me fonte di ispirazione. Liliana il tuo post è bellissimo. Un abbraccio fortissimo.
Roby del Blog Dolci&Parole
Grazie Roby, sei gentilissima! Anch'io sono rimasta molto colpita dal libro di C.E.A. Bennet: un'autrice da tenere d'occhio ;-)
Che bella intervista! Complimenti! Maria Blog Expres
Ciao Maria e grazie! :-)
Bellissima recensione certo che mi hai incuriosito di sicura e che bella intervista grazie CEA Bennet.
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