sabato 4 maggio 2013

Ritorno a Faerie

Racconto Urban Fantasy di Liliana Fiume




La città era un cupo agglomerato d'asfalto polveroso, rigido acciaio e cemento immerso in un'aria brumosa, a tratti irrespirabile.
Nel parco cittadino, l'ultima isola naturale, l'autunno incipiente aveva ammantato il bosco di caldi colori. Le foglie sfoggiavano mille sfumature dal giallo pallido al rosso rubino, senza dimenticare le tinte dell'ocra e del marrone.
Come ogni giorno, il vecchio custode si sedette sulla solita panchina. Scartò il pranzo e cominciò a mangiare. Fu allora che li vide.
Erano una bella coppia. Lei piccola e incredibilmente graziosa, lui alto e flessuoso, il volto ombreggiato dalla visiera di un cappellino da baseball, che le cingeva le spalle con un braccio.
Inaspettatamente, a una svolta del sentiero, furono colpiti da una specie di grosso istrice che piombò su di loro sbucando direttamente dal terreno.
Il giovane finì a gambe all'aria. La ragazza raccolse un ramo da terra e cominciò a colpire l'animale sul groppone. 
Disorientata da quella pronta reazione, la belva battè in ritirata, tornando a nascondersi nella sua tana.
Il custode si affrettò a raggiungerli.
- Ehi, ti sei fatto male? - chiese al giovane che nel frattempo si era rialzato.
- No, credo di no. Quella povera creatura, però ...
- Quella povera creatura vi avrebbe uccisi entrambi! - replicò seccamente il vecchio - I royster diventano sempre più folli e aggressivi. Per fortuna la tua ragazza ha i riflessi pronti.
Il giovane scosse la testa: - La natura è contaminata, per questo gli animali impazziscono.
- Già, lo penso anch'io - ammise l'altro - peccato che ormai non ci sia più nulla da fare. Il processo è irreversibile.
- Non credevo che passeggiare nel parco fosse pericoloso - osservò la ragazza guardinga.
Aveva occhi stupendi, notò l'uomo ammaliato. Verdi e brillanti come le foglie nuove riflesse nell'acqua di uno stagno a primavera. Identici, nel colore, a quelli del suo compagno. Forse erano fratelli. E avevano anche lo stesso profumo che ricordava l'erba appena tagliata di un prato sulla collina.
Le sorrise: - Le aggressioni non sono tanto frequenti. E dopo la lezione che gli hai dato, difficilmente il royster si farà rivedere oggi.
- C'è un albero antichissimo qui - disse il giovane e il custode rimase interdetto: non era una domanda ma l'enunciazione di un dato di fatto. 
Senza che glielo indicasse, si diresse verso il centro del parco dove si trovava un vecchio faggio. Era un gigante di oltre quaranta metri col tronco ingrossato che nascondeva una cavità alla base.
- E' questo? - chiese lei.
- Sì, finalmente l'ho trovato.
- Come facevi a sapere che era qui? - chiese l'uomo, stupito - Quasi nessuno lo conosce.
- Olis è appassionato di botanica - spiegò la ragazza, - conosce tutte le piante del parco.
Il custode lo guardò con rispetto: in un mondo di macchine e cemento quel giovane era una rarità.
Li lasciò ad ammirare l'albero e proseguì.
Qualche ora dopo, completato il suo giro, li trovò ancora lì.

Gli sembrò strano tanto interesse per quella vecchia pianta, ma non volle indagare.
- Ragazzi, - li avvisò - tra poco il parco chiuderà. Se non volete passare la notte all'addiaccio vi consiglio di affrettarvi a raggiungere l'uscita.
La coppia lo ringraziò amabilmente. Giovani d'altri tempi, - pensò quasi commosso - oggigiorno non c'è più rispetto per l'età.
Si diresse alla baracca vicino all'entrata per togliersi la divisa e cambiarsi d'abito.
Quando uscì, con la borsa sotto il braccio, notò i poliziotti.

C'erano due macchine con le luci lampeggianti che bloccavano i cancelli. Gli agenti lo invitarono ad avvicinarsi. Li comandava un tenente dalla testa rapata, le grosse mani pelose in continua agitazione, come se non vedesse l'ora di metterle addosso a qualcuno.
- Stiamo cercando due pericolosi criminali. Un uomo e una donna. Lei ha i capelli rossi. Lui è alto e bruno. Hanno incendiato un magazzino due settimane fa in un tentativo d'estorsione e sono stati segnalati in questa zona stamattina. Li hai visti?
L'uomo trasecolò. Quel ragazzo così mite, che non aveva neanche provato a difendersi dall'attacco di un royster impazzito, non poteva essere un criminale.
- Non mi sembra - balbettò confuso.
- Vai a casa, vecchio - lo derise uno di loro - prima che te la fai sotto per la paura.
- Buh! - gli urlò un altro in un orecchio cogliendolo alla sprovvista.
Il capo ridacchiò: - Risparmiate le forze per quando acchiapperemo quei due teppisti.
Il custode s'affrettò ad allontanarsi. Mentre se ne andava sentì qualcuno chiedere: - Sei sicuro che sia il posto giusto? Un parco è uno strano posto per nascondersi.  Fa freddo la notte ...
- Meglio. Domattina li troveremo intirizziti sopra una panchina - disse un altro.
- Quanto sei tonto! Lo troveranno un modo per scaldarsi... e anche noi - concluse il tenente.
E giù risate lascive e commenti salaci che non fu più in grado di afferrare mentre, disgustato, si allontanava.
Il parco era circondato da un alto muro di cinta. Una volta chiusi i cancelli non c'era modo di uscire: i ragazzi erano in trappola. La casa del custode però era adiacente. Sarebbe stato facile ritornare nel bosco attraverso la finestra della sua cantina. E fu quello che fece.
Trovò i due ragazzi dove li aveva lasciati, vicino al vecchio faggio.
Avevano steso una coperta sull'erba e si erano seduti appoggiandosi al tronco. Per fortuna conosceva il luogo come le sue tasche e la luna sorta da poco forniva una luce sufficiente perchè non si fidava a usare la torcia.
- Ehi, voi - chiamò sottovoce, - la polizia è qui e vi sta cercando.
I due lo guardarono allarmati.
- Venite con me e vi farò uscire.
In quel momento si sentì una leggera vibrazione e il telefono della ragazza s'illuminò.
- E' Ward. Che cosa vorrà?
- Rispondi, Scarlett - la sollecitò il suo compagno - e lo sapremo.
- Pronto?
- Ciao, strega. Stavolta finirai in galera.
La ragazza sussultò intimorita.
- Che hai fatto?
- Ti ho denunciata. Non potevo sopportare che quell'idiota di mio fratello mettesse in pericolo tutto quello che abbiamo costruito per dare rifugio a una piccola delinquente come te. E pensa un po', mentre parliamo, la polizia ti sta localizzando con esattezza.
Una voce furiosa s'intromise nella conversazione: - Che hai fatto? Maledetto infame ...
La linea cadde e Scarlett lasciò cadere il telefono come se bruciasse.
- Ci stanno localizzando - disse mentre si apprestava a schiacciarlo sotto il tacco della scarpa.
- No. Dallo a me - ordinò il giovane.
- Ci troveranno ... senti? - ansimò lei - Hanno portato i cani.
Un furioso abbaiare era esploso in lontananza.
- Non preoccuparti. Va' col custode. Io li porterò lontano da qui.
- Ma tu ...
- Fa' come ho detto. Va' con lui ed esci dal parco.
- Vieni anche tu, ormai non puoi più tornare a Faerie.
- Ti sbagli. Dev'essere stanotte o mai più. Tu sei riuscita ad adattarti ma io non posso vivere in questo mondo: senza la magia a sostenermi morirei... - i latrati dei cani si facevano sempre più vicini. - Vai adesso o sarà troppo tardi.
Dopo un ultimo sguardo, intenso e doloroso, si separarono.
- Addio, Olis - mormorò lei mentre il giovane scompariva nel folto della vegetazione.

Il giovane si allontanò velocemente, distanziando gli inseguitori. I cani correvano rabbiosi e gli uomini si affannavano a seguirli. Li sfiancò portandoli a correre in cerchi concentrici sempre più larghi, confondendo le tracce e gli odori finchè le povere bestie si agitarono senza sapere più in quale direzione andare. Poi, all'improvviso, ogni traccia svanì e uggiolarono smarrite.
I poliziotti imprecarono.
- Gli strumenti dicono che è qui. Ma dove?
La luna piena aveva raggiunto lo zenit. Olis sapeva di non avere più molto tempo. Ansimando, raggiunse l'albero cavo e si fermò per riprendere fiato.
L'incantesimo dell'invisibilità si indeboliva: era molto faticoso mantenerlo per un lungo periodo e lui era stanco. La sua immagine andava e veniva, a intermittenza, pallida e spettrale nella fredda luce lunare.
Tremando per lo sforzo, iniziò a recitare l'ultima formula, quella più impegnativa...


Quando i razzi luminosi illuminarono a giorno la foresta, Scarlett si fermò, preoccupata. Senza il buio a proteggerlo, Olis non aveva scampo. Fu allora che si udirono gli spari. Inorridita, avrebbe voluto tornare indietro, ma il custode la trattenne:
- Non puoi fare più niente per lui ormai. Vuoi farti ammazzare anche tu?
E la trascinò via a forza. Una volta individuata la finestra della cantina celata sotto i rampicanti, la spinse al suo interno.
La ragazza piangeva mentre lo seguiva come un automa. Non si ribellò neanche quando la fece sedere sul sofà, coprendola con una coperta.
Lo shock doveva essere stato tremendo per lei perchè farfugliava della scomparsa di creature magiche. Il vecchio scosse la testa.
Improvvisamente una luce bianchissima proveniente dall'esterno illuminò a giorno la camera. Tutta la casa fu investita da un violento spostamento d'aria. Come se ci fosse stata un'esplosione, solo che non avevano sentito nessun boato.
La ragazza riprese vita all'istante: - E' salvo!
Saltò in piedi e, fra le lacrime, abbracciò l'uomo rimasto interdetto.

La vicenda finì sui giornali. Un faggio, un gigante di quaranta metri, era svanito nella notte, radici e tutto, lasciando un profondo cratere nel terreno.
La polizia, presente in forze sul luogo per dare la caccia a un ricercato, non aveva saputo fornire spiegazioni sull'accaduto, inoltre non aveva neanche acciuffato il criminale in questione, scomparso anche lui senza lasciare traccia.
Furono fatte varie ipotesi, compresi i rapimenti alieni, alla fine tutto finì nel dimenticatoio.

Nel mondo di Faerie, Olis dormiva il sonno ristoratore dei maghi nel grembo dell'albero cavo che l'aveva accolto come una madre.
Si mosse brevemente e sospirò sognando Scarlett, l'eterea fata di cui si era innamorato. Sapeva che l'avrebbe amata sempre, anche se lei aveva preferito scambiare l'immortalità con le fragili emozioni umane e trasformarsi in una donna.
Ogni notte, sul confine dei sogni, l'avrebbe ritrovata ...

 

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Molto carino e ben scritto, carico di atmosfere suggestive
Complimenti.

Sophie

Anonimo ha detto...

Un po' triste ma bello come l'atmosfera.

Maria Sofia Santomauro

Ghibli ha detto...

Grazie per aver condiviso con me le vostre impressioni. Siete state carinissime...
Ciao