Romanzo in prima persona, o meglio vera e propria autobiografia con il ritmo narrativo di un romanzo, l'opera racconta, con linguaggio fluidamente realistico, la vita e le imprese dell'autore e dei suoi amici, aspiranti artisti, nei quartieri poveri della Parigi degli anni '30. Una storia piena di alberghi modesti, di stanze infestate dalle cimici, di risse e di sbornie ricorrenti, di emigrati, di truffe e di postriboli, ma soprattutto un'avventura umana di straordinario spessore, un simbolico viaggio lontano da tutte le convenzioni, alla scoperta della propria identità. Apparso nel 1934 a Parigi, nei "Narratori" Feltrinelli nel 1967, il libro è stato proposto in edizione speciale per i cinquant'anni di Giangiacomo Feltrinelli Editore.
Se v'interessa l'acquisto cliccate qui
Un caldo benvenuto a Sandra Rotondo, una giovane autrice nota ai lettori per Emma, l'Ape Regina e Il colore dell'uva matura, che da oggi collaborerà col blog e ci fornirà le recensioni delle sue letture.
Su "Tropico del cancro" l'autrice ha scritto:
Niente di più facile che gridare “Al Lupo! Al Lupo!”, dopo aver letto questo libro. Quando l'unico pensiero che, invece, dovrebbe essere formulato è racchiuso in un'unica parola, "Geniale". Pochi i libri letti, fino ad oggi, in cui ho ritrovato me stessa, dove la mia mente si è accostata in punta di piedi per poi entrare a pieno ritmo nella condivisione dello scrittore. Henry Miller mi ha messo a nudo, più di quanto io potrei mai fare nei miei scritti. Osceno? E' a dir poco fuori luogo, forse potrebbero dirlo i mal pensanti, non certamente io.
Mangiamo, Defechiamo, Facciamo Sesso. L'unica verità che ci accomuna. Miller abbatte tutti i falsi miti, che altro non sono, che contorni avvelenati del nostro vivere. Distrugge il sogno americano, ne calpesta le sue stesse origini, di ogni luogo sulla terra, ne traccia i confini putridi. Come lo stesso fa dell'essere umano, gettato nella mischia fin dalla nascita, costretto a nuotare in un mare di inconsistenze, basate su di una società malata e ipocrita. Un continuo rigurgito di idee e pensieri, un malessere costante che ti accompagna fino alla fine del libro. Ma non lascia l'amaro in bocca, anzi, ti pone davanti ad una realtà. Prendere o lasciare.
Nessun commento:
Posta un commento